La vulcanizzazione è un
processo di lavorazione della gomma,
la quale viene legata chimicamente allo
zolfo
mediante riscaldamento. Attraverso questo processo, inventato da
Charles
Goodyear nella prima metà del
XIX secolo,
si ottiene un materiale elastico e poco rigonfiabile se tenuto a
contatto con solventi organici. La vulcanizzazione provoca una
modificazione della conformazione molecolare del
polimero
alla quale è dovuto l'aumento di
elasticità
e resistenza a
trazione,
la soppressione di proprietà negative quali l'abrasività e l'appiccicosità
oltre che una maggiore resistenza agli effetti dell'ossigeno
atmosferico e a molte sostanze chimiche. La vulcanizzazione viene
realizzata, praticamente, utilizzando l'elastomero,
una fonte di zolfo e additivi vari. L'insieme di questi prodotti
costituisce la "mescola". La mescola è posta in particolari macchine
in grado di riscaldare e comprimere la stessa “iniettandola”
all’interno di uno stampo in cui è posto il semicorpo in alluminio.
Le condizioni di
pressione
e
temperatura
variano in funzione dello specifico processo coinvolto.
Fondamentale quindi è
l’adesione tra la gomma e l’alluminio del semicorpo, condizione non
facile da ottenere: l’interno del semicorpo deve avere una certa
rugosità desiderata e deve essere pretrattato manualmente con
speciali collanti per ottenere una migliore adesione. La gomma da
vulcanizzare deve poi essere disposta in quantità più abbondante per
evitare cavità nella vulcanizzazione, con grandi dosi di materiale
di scarto. Con tutti gli accorgimenti necessari si ottengono
comunque grandi scarti di lavorazione (in particolare negli
attuatori di grosse dimensioni si possono avere scarti superiori al
40% della produzione).

Riassumendo quindi la
paletta rotante è liscia a tal punto da permettere la tenuta con la
gomma posta sul semicorpo. L’idea che vogliamo proporre, dopo uno
sviluppo accurato con l’azienda stessa, consiste nel modificare le
parti in gioco invertendone quindi i compiti: rendere liscio
l’interno del semicorpo e affidare il compito di tenuta al bordo
della paletta.

Di per se pare non
risolto il problema, in quanto sembrerebbe ancora necessaria della
gomma per permettere la tenuta. L’innovazione sul mercato delle
plastiche e dei processi di produzione ci permette di considerare
dei nuovi materiali. Utilizzando infatti un termoplastico quale il
Poliuretano
Termoplastico (denominazione commerciale della Bayern DESMOPAN),
con appositi accorgimenti che andremo poi a studiare, possiamo
stampare un particolare profilo sul bordo della paletta in grado di
deformarsi elasticamente per permettere la tenuta. A questo punto
sorge una domanda: perché non stampare questo termoplastico sul
semicorpo mantenendo l’attuale sistema di tenuta? Purtroppo la cosa
non risulta possibile per un semplice problema applicativo. Questo
termoplastico tende a deformarsi se tenuto a compressione per
parecchio tempo. In caso di non funzionamento dell’attuatore per un
tempo lungo (oltre un mese) la paletta lascerebbe un segno sulla
plastica stampata non consentendo più un corretto funzionamento.
Questo problema non è rilevante sul profilo della paletta perché di
sottili dimensioni, inoltre a consentire la tenuta è la presenza del
fluido in pressione che preme il profilo sui bordi e aumenta la
tenuta.