Materiali:
Per la realizzazione del manubrio e della ruota si è deciso l’utilizzo del nylon di tipo PA66 caricato col 30% di fibre di vetro, mentre per la realizzazione del telaio è possibile utilizzare lo stesso nylon con fibre più lunghe. In questo modo si conferisce al telaio la rigidezza necessaria (per la presenza delle fibre), ma non fragile per la presenza del nylon che è ben deformabile.
Sotto il profilo applicativo, le resine poliammidiche
hanno un aspetto untuoso e ceroso che, comunque, non
risulta sgradevole al tatto. Da esse si possono
ricavare manufatti che resistono ai solventi, agli oli, ai grassi, alle
soluzioni saline e agli acidi diluiti, oltre che resistenti all'usura e dotati
di proprietà autolubrificanti. Apprezzate anche le
caratteristiche di resistenza meccanica, la rigidità, la stabilità dimensionale, le caratteristiche estetiche e la lavorabilità
anche quando è necessario ottenere parti stampate di ridotto spessore.
Le poliammidi possono essere trasformate utilizzando quasi
tutte le tecniche in uso per i termoplastici: stampaggio a
iniezione, compressione, soffiaggio, estrusione,
sinterizzazione o lavorazione all'utensile, mentre i semilavorati possono
essere torniti, fresati, tagliati, chiodati, cuciti,saldati a caldo o con
ultrasuoni.
I polimeri base si prestano
magnificamente ad ogni genere di "variazione sul tema": oltre a
modificarne le caratteristiche di base con il sapiente impiego degli
ingredienti durante la polimerizzazione, il chimico può ricorrere ad additivi
dalla più diversa natura e struttura fisica. In questo caso è particolarmente
importante la geometria delle particelle del modificante, espressa dal rapporto
di forma, cioè dal rapporto tra la dimensione maggiore
e quella minore del modificante incorporato che condiziona le prestazioni
finali del compound finale.
Nylon 6.6
Furono gli americani a stabilire il criterio di denominazione dei nuovi materiali: una cifra, o un gruppo di cifre, in base al numero di atomi di carbonio dei costituenti fondamentali della catena molecolare. Il Nylon 6.6, per esempio, deve il suo nome al fatto di essere ottenuto dalla reazione dell'esametilendiammina con l'acido adipico (il primo "6" indica il numero di atomi di carbonio della diammina, il secondo quello degli atomi di carbonio dell'acido adipico).
Rispetto al nylon normale è più
duro, più tenace e più fragile. E' da preferire al nylon 6
quando si richiede una buona lavorabilità alle macchine automatiche. Viene usato per diverse applicazioni:
-meccaniche: per la più alta rigidità rispetto al nylon normale è usato
nell'industria meccanica quando viene privilegiata questa caratteristica a
scapito della resistenza all'urto per l'ottenimento di ingranaggi, cammes, pulegge, guide antiusura, ruote e pezzi meccanici in genere;
-chimiche: resiste agli alcali, ai composti inorganici ed ai solventi;
-elettriche: il variare delle caratteristiche elettriche conil
variare dell'umidità assorbita ne limita
fortemente l'uso nel
settore elettrico;
-alimentari: può essere usato in alcuni casi a contatto con alimenti.
Caratteristiche:
E' resistente all'usura, anche per usi gravosi. Il coefficiente d'attrito è
basso e in linea di massima gli scorrimenti non richiedono lubrificazione. La
durezza è superiore al nylon
TABELLA 1
PA ed altri polimeri a confronto
Polimero |
Densità |
Temperature in uso continuo (°C) |
Temperatura di decomposizione |
Temperatura di autoaccensione (°C) |
Calore di combustione |
PA 6 |
1,13 |
120 |
300-350 |
450 |
32.000 |
HDPE |
0,96 |
100 |
340-400 |
350 |
46.500 |
PP |
0,91 |
100 |
330-410 |
400 |
46.000 |
PS |
1,05 |
80 |
300-400 |
490 |
42.000 |
ABS |
1,06 |
80 |
- |
480 |
36.000 |
SAN |
1,08 |
80 |
- |
455 |
- |
PVC |
1,4 |
60 |
200-300 |
455 |
20.000 |
PTFE |
2,2 |
300 |
510-540 |
580 |
4.500 |
PMMA |
1,18 |
95 |
170-300 |
450 |
26.000 |
PET |
1,34 |
130 |
285-305 |
480 |
21.500 |
PC |
1,2 |
100 |
350-400 |
- |
31.000 |
|
|
|
|
|
|
La
versatilità delle resine poliammidiche si manifesta
in tutta la sua ampiezza nella fabbricazione di manufatti che non richiedono
operazioni aggiuntive di finitura.
Cominciamo dalle applicazioni domestiche: nelle teste di aspirazione
dei moderni aspirapolvere sono integrate numerose funzioni accessorie che
tendono a renderle più pesanti. Nello stesso tempo la maggiore lunghezza dei
tubi di prolunga, e il conseguente aumento del braccio di leva, sottopone
questi elementi a severe sollecitazioni che sconsigliano l'impiego del
tradizionale ABS.
Il problema è stato risolto dalla Tek K.K. (una controllata della Toshiba)
con l'adozione di una resina poliammidica che ha
superato i 10.000 cicli di prova (normalmente, i test si limitano a 1.000 cicli).
Data l'elevata resistenza alla trazione e all'urto di questo tecnopolimero, il maggiore costo unitario del materiale è
stato compensato riducendo lo spessore delle pareti dei tubi, con evidenti
vantaggi per la leggerezza e la manovrabilità dell'aspirapolvere.
Le poliammidi vengono anche usate dalla Mercury
Marine per le coperture dei sistemi di avviamento a
strappo di alcuni dei suoi motori fuoribordo. Inutile ricordare che questi
propulsori vengono utilizzati in ogni condizione di
mare e di clima, dal freddo estremo al caldo umido dei tropici, spesso in
condizioni che non lasciano eccessivo spazio alla delicatezza da parte degli
utilizzatori. A questo si aggiunge il particolare posizionamento
del componente, che una volta fissato sul motore si trova internamente a
contatto con parti metalliche che possono raggiungere la temperatura di
Fibre
Nella produzione dei rinforzi BETONTEX vengono
utilizzate fibre speciali dell’ultima generazione, già largamente sperimentate
nella costruzione aerospaziale e nei materiali compositi:
Le
fibre aramidiche hanno proprietà meccaniche elevate,con un modulo elastico simile a quello del vetro ma con un
carico di rottura nettamente superiore; hanno elevato allungamento a rottura (
sono meno fragili delle fibre di carbonio,con una maggiore capacità di
sopportare deformazioni). Rispetto alle fibre di vetro e di carbonio hanno
densità più bassa ma presentano tuttavia maggiore
assorbimento d’acqua, minore resistenza alle variazioni del PH e maggiore
sensibilità alle radiazioni, in particolare ai raggi UV. Per tale motivo
se ne consiglia l'uso in combinazione con le fibre di carbonio o di vetro
(Rinforzi Ibridi).
Le
caratteristiche dei diversi tipi di fibre utilizzate per la realizzazione
e produzione dei rinforzi Betontex sono riportate
nella tabella seguente:
Proprietà
Fisico - Meccaniche di fibre ad alto Modulo utilizzate nella
produzione dei rinforzi Betontex
|
|
Aramidica ppta |
Carbonio |
Vetro |
Pva-ht |
Carico di Rottura a Trazione |
(Mpa) |
2.800 |
4.800 |
2.000 |
1.400 |
(Kg/mm^2) |
285 |
489 |
203 |
143 |
|
Modulo Elastico a Trazione |
(Gpa) |
80 |
240 |
73 |
29 |
(Kg/mm^2) |
7.840 |
24.400 |
7.448 |
2.954 |
|
Allungamento a Rottura |
(%) |
3,8 |
2,0 |
3,5 |
6,0 |
Assorbimento d'acqua |
(%) |
4,5 |
0,1 |
0,5 |
4,0 |
Densità |
gr/cm^3 |
1,44 |
1,78 |
2,58 |
1,2 |
Si
può notare come le fibre di carbonio presentino un modulo superiore all’acciaio : si osserva inoltre che, mentre l’acciaio presenta uno
snervamento compreso tra 500 e 1100 MPa, il carbonio
può sopportare i carichi anche oltre al punto di snervamento dell’acciaio con
valori di resistenza ultima estremamente elevati
Quando due o più materiali vengono
mescolati assieme, il materiale composito risultante ha molto spesso proprietà
fisiche che sono considerevolmente diverse dalle proprietà dei singoli
costituenti.
Molti prodotti tessili tecnici si presentano sotto forma di
materiali compositi tessili, che consistono di due o più materiali di diversa natura, collegati tra di loro per adesione o
coesione (mediante un terzo materiale).
Tipiche loro forme di presentazione sono:
Sotto il profilo della struttura, oltre ai tessili spalmati
(supporti tessili, superficie o substrato in plastica)
meritano considerazione le sostanze plastiche a contenuto tessile (supporto in
plastica, strato esterno in materiale tessile). I componenti
sono collegati tra di loro di solito per adesione (metodo tipico per i prodotti
leganti).
Si hanno poi le strutture composite: una struttura
composita flessibile o rigida è formata da un substrato in tessuto di fibre
impregnate e protette da una matrice polimerica flessibile o rigida.
I materiali utilizzati per produrre filamenti particolarmente
resistenti alla trazione ed al cedimento plastico sono sia polimerici che inorganici. Fra i materiali tradizionali più comunemente
impiegati vi sono le poliammidi, le poliestere, le
fibre meta aramidiche e le fibre di vetro, mentre tra
i materiali ad alte prestazioni recentemente sviluppati vi sono le fibre para aramidiche, le fibre di carbonio, le fibre ad alto modulo
di polietilene e di poli-eter-eter-chetone (PEEK).
Questi materiali si differenziano per le loro diverse caratteristiche elastiche
e per le caratteristiche di resistenza ambientale ed
al cedimento plastico.
Per la loro resistenza in trazione ed allo strappo, l’alto
modulo e stabilità dimensionale, le fibre di vetro
sono utilizzate già da molti anni per la produzione di tessuti e materiali di
rinforzo per compositi. Esse sono ottenute per filatura a caldo di vetri di
composizione opportuna (generalmente degli allumino-boro silicati) in funzione
del tipo di applicazione e dell’ambiente in cui dovrà
operare. I tipi di vetro comunemente usati per fibre sono il tipo E ed il tipo
S, con densità di circa 2,6 g/cm3, con moduli elastici di circa 80 e
90 GPa e resistenze a
rottura di 3,5 e 4,5 GPa, rispettivamente.
Per ottenere dei compositi di buone caratteristiche sotto
sforzo, l’allungamento a rottura della fibra (3 e 6% per molti compositi) deve
essere minore e la rigidezza maggiore di quella della matrice. Il trasferimento
degli sforzi dalla matrice alla fibra viene migliorato
con l’ausilio di rivestimenti chimici.
Questi agenti di accoppiamento
possono migliorare di molto le caratteristiche meccaniche del risultante
composito.
Le fibre di carbonio sono sottili filamenti composti di carbonio elementare con strutture che variano da quelle del
carbonio amorfo a quelle della grafite cristallina. Queste fibre possiedono proprietà chimiche e fisiche molto variabili: per quanto
riguarda il modulo di elasticità o rigidità, per esempio, esso varia da circa
35 GPa, che è metà di quello delle fibre di vetro o
dell’alluminio, fino a 700 GPa, più di tre volte
quello dell’acciaio. Poiché la densità del carbonio è
bassa, la rigidità specifica è molto alta.
Le fibre di carbonio conservano le caratteristiche
elettriche, termiche e chimiche del carbonio e vengono
utilizzate spesso come rinforzo per compositi polimerici rigidi. Generalmente
la deformabilità e la resistenza meccanica non aumentano di pari passo con
l’aumentare della rigidezza: per specifiche applicazioni dove sono richieste contemporaneamente
doti di alta resistenza e di alta rigidezza bisogna
scegliere rinforzi fibrosi dove vengano bilanciate queste due caratteristiche.
Con le attuali tecnologie di produzione, la maggiore resistenza è ottenuta per
fibre con rigidezze comprese fra 210 e 300 GPa.
Uno dei primi materiali polimerici prodotti è stato proprio il filamento di Nylon, una poliammide
ottenuta per policondensazione di diammine ed acidi dicarbossilici che possono essere lineari o con contenuto
di gruppi aromatici fino all’85% in peso (per contenuti di aromatici nella
struttura ripetitiva superiori all’85% si parla di aramidi).
Il Nylon 6/6, per esempio, è ottenuto da una diammina ed un acido dicarbossilico lineari con 6 atomi di carbonio. La reazione
tra ammina ed acido produce l’ammide (NH-CO) che
caratterizza questa classe di materiali. Questa macromolecola è molto
flessibile, è in grado di ruotare su ogni legame e produce fibrille di polimero
allineate con zone amorfe e cristalliti orientati
nella direzione dello stiro. Il Nylon presenta una grossa affinità per l’acqua
e la sua resistenza alle radiazioni ultraviolette non è molto alta ma, se
opportunamente protetto da un idoneo rivestimento, può raggiungere
un’accettabile resistenza ambientale. Comunque, a causa
del suo basso modulo di elasticità (circa 5 GPa),
della tendenza al cedimento plastico sotto carico e delle variazioni
dimensionali indotte dall’assorbimento di acqua (allungamenti delle fibre in
ambienti umidi ed accorciamenti in ambienti secchi) rende questo materiale
problematico per le applicazioni dove il pretensionamento
del tessuto e la stabilità dimensionale sono critici. La resistenza di questa
fibra varia tra 500 e 700 MPa,
ma, come anche il modulo elastico, viene significativamente ridotta in presenza
di umidità assorbita.
Le fibre in poliestere sono ottenute per filatura di un
polimero aromatico ottenuto per policondensazione
dell’acido tereftalico e di un dialcool
(glicole). Il poliestere più comunemente utilizzato è il Polietilentereftalato
(PET). La struttura delle fibre orientate è simile a quella delle poliammidi.
Il polestere contiene un anello aromatico che lo
rende meno flessibile delle macromolecole poliammidiche.
Le fibre di PET, infatti, sono caratterizzate da un modulo elastico più alto,
circa 18 GPa, e da
resistenza a rottura simile a quella del Nylon.
L’estensibilità, al pari del modulo
elastico, comunque, dipende molto dal livello di
orientazione indotto dal processo di filatura.
La resistenza alle radiazioni ultraviolette di queste fibre è
molto alta e la loro sensibilità verso l’umidità ed al cedimento plastico molto
bassa.
Queste caratteristiche le rendono adatte alle applicazioni
dove sono richieste buone caratteristiche di stabilità dimensionale.
La stabilità dimensionale può essere ulteriormente
migliorata con trattamenti termici di ricottura delle fibre sottoposte a
trazione.
Le poliammidi aromatiche con contenuto di gruppi aromatici
superiore all’85% vengono indicate come aramidiche. Le prime fibre aramidiche
sono state prodotte negli anni ’60 e sono quelle a base di Poli-fenilendiammina-isoftalammide commercializzate
come Nomex. Questa fibra è adatta alle applicazioni
dove sono richieste alte resistenze al calore. Presenta un modulo elastico
comparabile a quello del poliestere ma meno variabile con la temperatura.
Queste fibre vengono ottenute direttamente dal
processo di polimerizzazione in quanto non possono essere fuse neanche a
temperature superiori ai
Sono state poi sintetizzate fibre poliammidiche
aromatiche con elevatissime caratteristiche meccaniche ottenute per filatura umida di una soluzione liquido-cristallina di p-fenilendiammina e cloruro tereftalico
polimerizzata in acido solforico: il Kevlar.
In funzione delle caratteristiche dei monomeri (per esempio
la lunghezza della diammina aromatica) possono essere ottenuti polimeri aramidici con diverse caratteristiche meccaniche. Fra i più
comuni vi sono il Kevlar 29 e 49. Il modulo elastico
del Kevlar 49 è di 135 GPa e la resistenza a rottura di 3,6 GPa:
questo materiale risulta così 5 volte più resistente di un filo di acciaio di
pari peso in quanto la sua tendenza è di solo 1,4 g/cm3. La struttura altamente anisotropa di queste fibre aramidiche
le rende, comunque, molto deboli nelle altre direzioni ed adatte solo ad
applicazioni dove siano presenti solo carichi di trazione.
La loro resistenza a compressione, infatti, è bassissima.
D’altra parte, le stesse cause che impartiscono bassa resistenza a compressione sono anche quelle che inducono un’altissima
tenacità a questo materiale (le fibre aramidiche
vengono utilizzate per produrre strutture ad alta resistenza all’impatto come,
per esempio, quelle antiproiettile). Il cedimento di questi materiali è sempre
fibrillare in trazione e, quando soggette a flessione, hanno un cedimento
plastico della zona in compressione che permette lo spostamento dell’asse
neutro, non facendo raggiungere il limite di rottura nella zona in trazione ed
aumentando quindi la capacità della fibra di deformarsi. L’alta tenacità
caratteristica di queste fibre aramidiche, quindi, ne
consiglia l’uso in applicazioni dove sono richieste alte resistenze
all’impatto.
Nuove formulazioni denominate come Kevlar
149 sono in studio e si prevede che possano raggiungere moduli elastici di
circa 190 GPa e resistenze
alla trazione di 3-4 GPa. I materiali compositi
rinforzati con fibre aramidiche presentano notevoli
inconvenienti nelle lavorazioni meccaniche.
Le fibre di polietilene ad alto modulo sono ottenute per
estrusione allo stato solido di polietilene ad alta densità in condizioni tali
da convertire i segmenti polimerici disordinati in barre fortemente
estese. Questa struttura molecolare permette il raggiungimento di moduli
elastici molto alti e vicini a quelli teorici delle
macromolecole orientate. In particolare, si raggiungono moduli di 170 GPa e resistenze di 2 GPa in un materiale di densità molto bassa, 0,97 g/cm3. La
sua resistenza specifica, quindi, può risultare anche
più alta di quella delle fibre aramidiche più
avanzate. Trattandosi di macromolecole poliolefiniche,
comunque, l’adesione a matrici polimeriche di tipo
diverso può essere molto scadente.
Con questo termine si identificano
gli accoppiamenti di diversi tipi di fibre finalizzati al bilanciamento di
alcune caratteristiche o debolezze dei singoli materiali.
Esempi frequenti sono quelli in cui vengono
tessuti assieme fibre di carbonio (molto fragili ma rigidissime) con le più
duttili fibre di vetro.
Allo stesso modo, al fine di migliorare la resistenza
all’impatto vengono utilizzati degli ibridi con fibre
di aramidiche e vetro o aramidiche
e carbonio. I possibili tipi di accoppiamenti,
comunque, sono molteplici e possono essere mirati a specifiche condizioni di
carico ed ambientali.